24Grana+Malatja e Asilo Politico ne fa 18!

Pubblicato: 26 Maggio 2011 in Cultura&Approfondimento, Musica & Dintorni
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Eravamo tantissimi a festeggiare i 18 anni dell’Asilo Politico al Centro Sociale Cantarella. Insieme a noi del “sotto-palco” c’erano anche i Malatja di Angri e la ormai storica band napoletana, i 24 Grana.

Le note distorte della chitarra di Paolo Sessa richiamano parte dei presenti all’interno del Centro Sociale. I Malatja sono arrivati sul palco e danno inizio al concerto con “Pasta e Cicere”, uno dei brani più conosciuti dai fan della che più incarna i valori e i tratti della provincia salernitana. I Malatja danno il meglio nel loro breve set, anche se come succede quasi sempre, non tutto il pubblico gli ha dato importanza, interessandosi solo ai “big” della serata, che intanto si affacciano del backstage per seguire la loro esibizione. Peccato. Si susseguono brani presi dal loro repertorio come la cover di James Senese “Vecchie, Mugliere, Muort’ e Criatur’” che descrive la situazione in cui riversano i giovani disoccupati costretti ad emigrare in cerca di lavoro; la potentissima “Technorivoluzione”; il nuovo brano che anticipa il nuovo disco “Nun sia maje a Dio” e “Munnezz’”, un vero e proprio inno posto in chiusura.

Poco prima dell’inizio del concerto dei 24 Grana si crea un flusso di uomini e donne di età differenti, di almeno 4-5 generazioni diverse, che si sposta verso l’area del concerto. E a questo punto il Centro Sociale è gremito e siamo tutti lì ad aspettare una delle band che più è mutata nel corso degli anni, una band che si è sempre rimessa in gioco e che dopo un anno è pronta a concedersi nuovamente al pubblico salernitano proponendoci anche i brani del nuovissimo disco “La Stessa Barca”.

L’attacco è affidato a “Malevera”, tratta dall’ultimo disco. Un altro racconto amaro di ordinarie ingiustizie carcerarie in un paese dove la legalità rimane qualcosa di poco chiaro, un qualcosa che viene sfruttato a uso e consumo di chi è più forte. È un’erba cattiva difficile da estirpare.

Francesco posa la chitarra. Un salto nel passato, un ritorno alle origini dub. Le prime note di “Introdub” fanno impazzire tutti. Di Bella salta da un lato all’altro del palco. È incontenibile.  Sarà uno dei pochi pezzi del passato remoto della band, infatti la scaletta comprende i brani dell’ultimo disco (compreso “Chiudo cu ‘tte”, presente esclusivamente nella versione in vinile) pescando qualche pezzo per ogni album.

Alessando Innaro si conferma un grande bassista. Chi è fan di vecchia data dei 24 Grana non dimenticherà mai lo straordinario Nando, ma il nuovo entrato si fa già amare.

C’è posto per l’immancabile “La Costanza”, una delle canzoni più amate dai fans, dimostrato dal fatto  che la voce di Francesco non è sola, ma è accompagnata da tutti i presenti. Ma non succede solo in questo caso. La band è in perfetta alchimia con noi e il sorriso di Francesco risplende per tutta la durata del live. Un contatto fra band e pubblico che trascende i canoni abituali di un concerto.

Si susseguono brani come “La Stessa Barca”, “Ce pruvat’ Robè”, i classici dei concerti dei 24 Grana: “Kanzone Su Londra”, “Vesto Sempre Uguale”,  “Stai Mai ‘Cca”. Il caldo è forte e le note della band rendono infuocate le prime file. Peppe Fontanella in compagnia del suo onnipresente sigaro e della sua chitarra è perfetto. È lui a dare la marcia in più ai pezzi del nuovo disco. Renato Minale è sempre impeccabile dietro le pelli.

Lasciano il palco con la già citata “Chiudo cu ‘tte”, ma era scontato il ritorno sul palco. Non poteva mancare in scaletta il dub di “Lu Cardillo”. Però prima di ballare sui ritmi primitivi del suono dei primissimi 24 Grana, Francesco Di Bella risale sul palco da solo e ci regala una versione acustica di “Kevlar” e poi accompagnato dal resto della band la delicatissima “Oggi Rimani Laggiù”, il dolcissimo canto di speranza e conforto che chiude “La Stessa Barca”.

Prima della fine del concerto ci promettono “un’altra schitarrata”. È il momento di “Canto Pè Nun Suffrì” che è il perfetto epilogo di una serata bellissima ed intensa come poche. Francesco prima di scendere dal palco ci tiene anche a “salutare” Berlusconi e poi lascia il palco insieme al resto della band. Per l’Asilo Politico non c’era modo di migliore di festeggiare la maggiore età. Auguri!

Franco Galato

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